5 gennaio 1984. Di sera. Impasticcati. Dentro una Simca 1000 color arancione parcheggiata davanti al Teatro Stabile di Catania. Fanno l'amore. Lui è uno studente universitario e lei la ragazza del suo migliore amico. Morto. Quella stessa sera. Di overdose. Raggiungono l'orgasmo simultaneamente all'esplosione del colpo della 7 e 65 che, davanti ai loro occhi, fredda Pippo Fava.
Il tempo si ferma nell'istante stesso in cui Pippo prorompe, vivo, dalla sua spoglia immobile, crivellata, e sale a bordo della Simca 1000 arancione.
S'avviano, lei, lui e il vivente assassinato, tra stress e anfetamine, in iter retto e contromano, per le carreggiate del tempo che ora sono i viali di Catania.
Ballata per San Berillo è una Divina Mimesis sulla città narcolettica che rimuove chi infastidisce il suo letargo, un trip nel passato assiduamente presente nel presente. La relazione tra il profondissimo decadimento economico sociale della città, susseguente al periodo in cui era comunemente denominata la Milano del Sud, e lo sventramento di un'area di 24 ettari di centro cittadino con il conseguente trasferimento forzato dei trentamila residenti in periferia è il fuoco attorno a cui ruota questo testo, già vincitore della borsa di scrittura Premio Solinas - scrivere per il cinema nel 2003.