La famiglia Landriani è fra le più antiche ed illustri di Milano. La più antica menzione di essa è un atto di donazione al monastero di sant'Ambrogio di Milano nell'anno 1053. Nel corso dei secoli figurano nomi illustri, consoli, ambasciatori. È presente nella Matricola degli ordini di Milano del 1277.
Il nome come già ammise il Merola, venne alla famiglia dal fatto che essi ebbero la giurisdizione di Landriano, un castello situato tra Milano e Pavia, e che, secondo lo storico Arnoldo, fu danneggiato, se non forse distrutto, dall'esercito dell'imperatore Corrado II nel 1037.
In quello stesso anno i Landriani ebbero la giurisdizione di Vidigulfo, luogo vicino a Landriano, al quale i Landriani con la chiesa di Santa Maria di Campo Morto e quella della Santissima Trinità di Pavia, diedero gli statuti.
Ebbero onore e distinzioni nobiliari. Altri rami fiorirono a Parma e in Francia. E naturalmente nelle sue diramazioni vi fu anche una grande varietà di vicende. Un ramo fu iscritto al patriziato di Milano, un altro al patriziato pavese, altri portarono il titolo di Conte di Spino e di conti di Mandrino.
Antonio Landriani, feudatario di Spino, fu ministro delle finanze sotto Lodovico il Moro. Nel 1452 comandò i soldati del duca Francesco Sforza contro i veneziani, che, trincerati a Cerreto con 3.000 cavalli, avevano costruito un ponte sull'Adda, per poter scorrere facilmente il territorio lodigiano. In questa battaglia furono catturate tutte le navi lodigiane che discendevano il fiume per cercare di incendiare e distruggere il ponte.
Dieci anni dopo, il Landriani venne di nuovo chiamato da Francesco Sforza, in lotta con la Repubblica di Venezia che voleva conquistare il borgo di Castiglione. I soccorsi, comandati dal Landriani stesso, arrivarono tre giorni dopo e i castiglionesi dovettero "venire a patti" con i veneziani, promettendo che avrebbero lasciato le terre la mattina seguente. Durante la notte riuscirono con i fuochi ad avvisare i soccorritori così che al mattino, mentre i veneziani dormivano, riuscirono ad assaltare il campo nemico. L'esercito veneziano fuggì verso Crema dove venne completamente sconfitto.
Lo stemma
Arma d'oro al castello d'azzurro alla guelfa, sostenente un'aquila di nero linguata di rosso coronata del campo. Motto: Semper el dover.