La conquista veneziana di Cremona e della Gera d'Adda tra il 1499 ed il 1503 ebbe risvolti internazionali: il 10 dicembre 1508 venne firmata la Lega di Cambrai, una coalizione stipulata dalle massime potenze dell'Europa centrale contro Venezia accusata di aspirare all'egemonia in Italia. Nella primavera del 1509 movimenti di truppe caratterizzarono le terre vicino o prossime all'Adda. Nel maggio 1509 a Paullo alloggiò il re di Francia XII; pochi giorni dopo la presa di Rivolta i veneziani passarono l'Adda creando scompiglio tra i francesi che mossero il 6 maggio verso Cassano. Il 10 maggio l'esercito francese passò il fiume per muoversi in direzione Rivolta e tentare di distrarre le truppe veneziane che occupavano Treviglio, città sotto saccheggio senza alcun controllo da parte dei comandanti veneziani Niccolò Orsini e Bartolomeo D'Alviano.
I francesi occuparono Rivolta in poche ore, la incendiarono, quindi si spostarono verso Vailate con l'intento di tagliare i collegamenti che rifornivano da Crema l'esercito veneziano. Qui si svolse una disputa tra i due comandanti veneziani incerti sulle modalità d'intervento: secondo Orsini era necessario attendere un giorno, secondo D'Alviano occorreva intervenire immediatamente per scopi preventivi. Si decise, infine, di muoversi immediatamente.
Due erano i cammini che conducevano Pandino: l'uno basso vicino al fiume, ma più lungo; l'altro discosto dal fiume, ma più breve. Per il cammino di sotto procedeva l'esercito del re di Francia con più di 2.000 lance, 6.000 fanti svizzeri e 12.000 guasconi italiani, munitissimo di artiglieria. Nel cammino di sopra, procedeva l'esercito veneziano, con 2.000 uomini, più di 20.000 fanti e un numero elevato di cavalli.
Trovatisi vicini i due eserciti, i due comandanti veneziani non si trovarono d'accordo sul modo di procedere: Niccolà Orsini ordinò di attendere per evitare quanto più possibile una battaglia, secondo le disposizioni del senato veneziano; D'Alviano preferì attaccare. L'esercito francese serrò con due battaglioni i veneziani ed iniziò la cruenta e feroce battaglia, resa ancor più dura dalla pioggia che iniziò a cadere. Dopo tre ore di combattimenti e migliaia di fanti caduti (sei, forse ottomila) i francesi ebbero la vittoria.
Bartolomeo d'Alviano, ferito gravemente, fu catturato presso Nosadello e condotto a Spino davanti a Luigi XII. Fu rinchiuso nelle prigioni che si trovavano, forse, dove ora sorge l'albergo Paredes.
I successivi patti di pace che si susseguirono decretarono la demolizione del castello di Spino: era una struttura circondata da torri e da profondi fossati, munito di ponte levatoio cunicoli sotterranei; con i materiali di risulta vennero colmate le fosse.